La nostra prima tratta tutto ok, volo puntuale e tranquillo. L'aereo è mezzo vuoto e possiamo stare larghi. Ad Amsterdam non abbiamo molto tempo, giusto quello che serve per ripassare tutti i controlli doganali, rispondendo alle solite domande idiote che ti fanno quando si vola negli USA. Tipo “hai preparato da solo il bagaglio oppure ti ha aiutato qualcuno?”; chissà cosa avrà risposto Salvatore… “Certo che mi hanno aiutato, come facevo a fare tutto questo bagaglio da solo?!”. Però non lo sappiamo perché lui è a Francoforte…
Al check-in poi io e Gius siamo passati dalla postazione di una ragazza molto gnocca, e Gius si è effettivamente dilungato un pochino, però, cosa non da lui, è venuto via senza sapere come si chiamava. Incredibile, si vede che deve ancora carburare.
Il volo lungo (poco più di nove ore) fila via liscio. I Bono Brothers non avevano nessun vicino, e quindi si sono potuti allargare un pochettino. Non abbiamo nemmeno mangiato troppo male.
Ad Atlanta tiriamo indietro l'orologio di sei ore e iniziamo la lunghissima trafila dei vari controlli. Gius ha vinto il random check, per cui fa una fila più lunga. I bagagli per fortuna sono arrivati tutti e tre, e alla fine riusciamo a prendere il nostro ultimo volo in tutta tranquillità. Salva è già a Houston e sta aspettando anche lui di ripartire.
Anche con l'ultimo volo tutto ok. Arriviamo anche 10 minuti in anticipo, e quando scendiamo a prendere i bagagli li troviamo già pronti. Proprio come a Malpensa!
Stanchi ma felici di essere arrivati sani e salvi a destinazione, ci spiaggiamo su dei simpatici divanetti ad aspettare il buon Salvatore, il quale peraltro arriva puntuale.