• USA Moto Ride 2016


Day 1 - Da New Orleans a Natchez (5 maggio)



Primo giorno oserei dire un filino tribolato: una moto si è impiantata, un'altra quasi ci cade in terra e abbiamo anche sbagliato strada (e questa volta non per colpa di Salvatore!!). Ma detto così sembra chissà che; in realtà è andato tutto bene. Ma cominciamo dall'inizio.
Ottimisticamente avevamo messo la sveglia alle otto, ma ben prima eravamo già tutti svegli. D'altra parte non è che sette ore di fuso si smaltiscono proprio in un attimo.
Per colazione usciamo e torniamo verso Bourbon Street, dove c'è lo stesso tanfo di ieri sera ma molta meno gente. Ci infiliamo nel primo locale che ci sembra accettabile e ordiniamo. Rapportato al numero di persone presenti i tempi direi che sono quasi sudafricani. Ci portano prima caffè e cappuccio, e dopo almeno 20 minuti le altre cibarie. Una mossa che ci è sembrata molto astuta! Abbiamo scoperto che da queste parti i biscuits sono delle specie di muffin, ma meno buoni. Uccio ha preso solo un caffè, e per giunta senza sale!
(Aspetta, forse non era così che dovevo dirla…)
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Il tempo di tornare in albergo e di finire di sistemare i bagagli, e si chiama il taxi che ci porta dai nostri amici di Eagle Riders. Venti dollari per fare poco meno di due miglia non è male.
La giornata è molto bella, c'è uno splendido sole e fa discretamente caldo.
Le nostre 4 Electra Glide sono già lì che ci aspettano, tutte nere e ovviamente bellissime. Quella di Salvatore ha l'antenna rotta, ma la riparano in breve tempo.
L'antenna!

Ritiro moto da Eagle Rider

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Risistemiamo tutti i bagagli nei capienti bauletti delle moto e si parte, in realtà un po' più tardi del previsto. Peccato che dopo una ventina di miglia circa alla moto di Salvatore si accendono la spia dell'olio e quella del motore. Ci fermiamo e Salva richiama quelli del noleggio. I quali evidentemente devono aver pensato che non era proprio una sciocchezza, dato che ci hanno detto di aspettare che portavano un'altra moto. Per fortuna eravamo ancora vicini, ed il danno si è limitato a poco più di un'oretta persa, passata sotto il sole a lato della highway.

Sulla Highway ad aspettare la moto nuova

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Nel frattempo la mia moto quasi cade per terra, perché evidentemente non avevo bloccato bene il cavalletto. Per fortuna nessun danno, a parte la Coca-Cola che avevo in mano che è finita un po' sui pantaloni di Giuseppe è un po' sul mio casco.
Tra l'altro Salvatore con il cambio ci ha guadagnato, perché la moto che gli hanno portato è più nuova ed è di un bellissimo colore argento e nero.
Verso l'una e mezzo ripartiamo, e dopo poco più di un'ora arriviamo alla nostra prima meta, l'Outlet di Gonzales. In realtà non dobbiamo fare shopping particolare (a questo ci penseremo a Chicago); solo io e Uccio compriamo un paio di cosine al negozio Polo Children, e ci sbrighiamo alla svelta.
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Cogliamo l'occasione per fare uno spuntino da Subway. Mi piace questo posto perché fanno il panino come lo vuoi tu. Mi piace poi come mi guardano sempre tutti increduli quando gli dico che non ci voglio nessuna delle loro schifezze, ma che prosciutto e formaggio da soli mi vanno più che bene.
Uccio ha mangiato solo una insalata.

Sono già quasi le quattro, siamo decisamente in ritardo per cui saltiamo la sosta a Baton Rouge, che nei programmi iniziali doveva essere addirittura per il pranzo.
Decidiamo quindi di puntare direttamente a Natchez, impostando la meta sui nostri fantastici navigatori predisposti nelle moto (tutte tranne quella di G). Ma che strano però che non troviamo la via, ci diciamo. Ma che strano però che ci sia così tanta strada da fare, ma che strano che Google Maps si sia sbagliato che diceva di meno. Già, che strano! Peccato che avevamo impostato il Natchez sbagliato, dato che ci eravamo dimenticati di cambiare lo Stato: il nostro è in Mississippi, non in Lousiana!
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Per fortuna ce ne siamo accorti abbastanza in tempo, per cui con una deviazione siamo riusciti a tornare sulla strada giusta. E tra l'altro la strada che abbiamo fatto era molto bella, tutta nel verde in mezzo a dei paesini un po' sperduti nel nulla.
Alla fine arriviamo a destinazione che sono già le sette.
Il nostro albergo, il Devereaux Shields House, in realtà è una specie di casa alloggio. Ci accoglie una rossa decisamente oversize che si chiama Victoria e che adora l'Italia. In particolare le piacciono Capri e Venezia e le piacerebbe proprio tanto vivere in Italia. Ci accompagna alla villetta dove ci sono le nostre stanze, ed effettivamente il posto è molto carino.
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Usciamo a piedi per andare a cena. La cittadina sembra un po' strana; l'ambiente non è male, e ci sono delle villette molto graziose, solo che molte sembrano disabitate, e in giro non c'è proprio anima viva.
Non è che ci siano molte scelte, ma decidiamo comunque di fermarci al ristorante che ci ha consigliato Victoria, il Cotton Alley Cafè. Quando siamo entrati il tizio del locale ha guardato l'orologio. Probabilmente le 8:40 PM da queste parti sono considerate un po' tardino per andare a cena, ma per fortuna ci ha fatti entrare. Visto che non c'è la folla, probabilmente 4 coperti non ha voluto buttarli via.
Mangiato benino; peccato che poi la cucina ha chiuso per cui Gius non ha potuto fare il bis della zuppetta che gli era piaciuta tanto. Io ho preso anche il gelato, mentre Uccio ha mangiato solo un piccolo hamburger.
Rientriamo in albergo che sono già le dieci. Ridendo e scherzando oggi abbiamo fatto ben 300 km, e se ci aggiungiamo che siamo ancora un po' sfusati, un filo di stanchezza si fa sentire.
Le nostre camere per fortuna questa volto non sono vicine, quindi dovremmo dormire tranquilli.
Buonanotte.