Day 0 (Mercoledi 3)
Viaggio e arrivo a Los Angeles
Il programma iniziale del nostro viaggio è molto simile a quello dell'anno scorso, con partenza prestissimo. Il volo infatti è stato simpaticamente anticipato di ben 3 ore da quei buontemponi dell'Alitalia, per cui partirà da Linate alle 6:55. Uccio, G e Michele arrivano puntuali alle 4:30 esatte. Cambio di auto e si parte.
Piove parecchio, ma con la Bre-Be-Mi trafficata come al solito arriviamo senza problemi. L'insonne Max è già in aereoporto quando noi siamo ancora a Ospitaletto. Ci aspetterà un pochino, che tanto oggi il tempo avanza proprio.
Come sempre parcheggiamo al Linate Parking, che i cinesini a buon mercato vanno sempre bene.
Al check-in per fortuna sono meno fiscali di altre volte, e la tipa sembra del tutto ignorare la mia valigia che sfora di 1,5 kg il peso massimo consentito. E meno male che ho dato a Uccio il giubbino Route 66, al quale G teneva tanto. Vedremo se riusciremo a sfoggiarlo sul molo di Santa Monica, dove sembrano esserci solo 27°C e sicuramente ne avremo bisogno.
Caffè veloce, e per l'occasione ho fatto la prima gaffe del viaggio. Io e Uccio siamo seduti al tavolino ad aspettare gli altri che arrivano con la colazione; vedo arrivare Max e quindi materializzarsi sul tavolino un piattino con due brioches. Mi fiondo e dico "posso averne una di queste?". Al che un signore gentilissimo in abito elegante e molto divertito mi dice "gliela darei molto volentieri ma è già prenotata"! Simpatico però.
Il nostro volo, un Airbus 320, è puntualissimo e mezzo vuoto, per cui stiamo comodi. Ed arriva anche in anticipo di ben 20 minuti! Per fortuna, perchè avevamo solo 4:40 di attesa prima del prossimo volo, che così diventano 5 esatte. Una bella palla!
Oltre tutto il wi-fi francese funziona un po' a singhiozzo. Meno male che almeno troviamo dei bei divanetti comodi.
Alla fine le ore passano, e finalmente arriva l'ora del check-in. Viaggiamo con un Boing 777-300 che sembra anche abbastanza nuovo.
Uccio che ha male alla gamba aveva chiesto il posto corridoio, ed infatti è in mezzo tra Max e Michele. Ottimo.
Purtroppo sono in mezzo anch'io, posto 42B. Alla mia sinistra, al 42C, c'è G; il 42A per ora è vuoto.
Scatta quindi quella attesa, sottilmente ansiogena, dello scoprire chi ci sarà mai al 42A! Si pensa: caspita che bello che sarebbe se rimanesse vuoto, che così ci allarghiamo un po'. Ma pare difficile perchè l'areo sembra abbastanza pieno. Allora speriamo che arrivi qualcuno simpatico, oppure una bella gnocca, così lascio il mio posto a G che attacca bottone e io mi metto nel suo posto corridoio che mi piace di più, che siamo felici tutti e due (ognuno a modo suo!). E intanto che si fantastica si scrutano i passeggeri che arrivano, cercando di immaginare chi sarà quello del posto accanto. Ed ecco che d'improvviso si materializza l'incubo. Avanza infatti, con fare deciso e con lo sguardo minacciosamente puntato sul 42A, una sorta di rinoceronte nero, trasvestito da donna araba velata di tutto punto, spannometricamente sui 120 kg.
Sudo freddo. In una frazione di secondo mi passano davanti agli occhi 11 ore di volo stretto tra il Rhinus nero da una parte e, perchè tutto è sempre relativo, l'esile G dall'altra. La vedo però che si ferma a confabulare in arabo con una hostess. Dico dai che magari la sfanghiamo, ma purtroppo non è così, si era solo fermata per andare in bagno. E poi ci si mette anche Max, che sta dall'altra parte del corridoio, che con malcelato sadismo mi dice "si si ha proprio il 42A, ho visto il biglietto". Sgrunt!
Niente da fare, esce dal bagno, si avvicina, mi guarda e mi fa chiaramente cenno di voler passare. Deglutisco e mi alzo. Con discreta fatica il Rhinus si insinua tra i sedili e si trascina fino al posto vicino al finestrino. Deglutisco di nuovo quando vedo che il suo bordo coscia arriva più o meno ad un terzo del mio sedile. Mi risiedo, mi faccio piccolo piccolo nel mio due terzi di spazio vitale, tiro fuori l'iPod, mi metto le cuffie, accendo Shine on you crazy diamond dei Pink Floyd, chiudo gli occhi e piango con dignità.
Nel frattempo il Rhinus riprende a confabulare in arabo con la hostess di prima, ma non ci faccio troppo caso, un po' per la musica fantastica nelle orecchie e un po' perchè ho già i crampi alle gambe. Quand'ecco che all'improvviso arriva il miracolo. La dimostrazione che effettivamente un dio esiste. Nel caso specifico non so se si tratti di Allah o di qualcun altro, ma un qualche dio sicuramente esiste. Succede infatti che la hostess ha trovato un posto più adatto per la oversize e la chiama per andare qualche fila più indietro. Io e G ci siamo alzati come due molle per farla passare, pazientando con gioia mentre usciva dal suo posto, più o meno con la stessa fatica con la quale era entrata.
E come degno finale con percorso inverso, ossia dalle stalle alle stelle, e per giusta ricompensa per questi 5 minuti di pura angoscia, capita che al 42A non arriva più nessuno, e che quindi io e G ci possiamo anche allargare. Mitico!
Il viaggio è andato molto bene; volo tranquillo e perfettamente in orario. Mangiato molto male, almeno per quello che mi riguarda, però pare che la vaschetta di aglio e cipolla al gusto di patata non sia stato il massimo nemmeno per fratelli Bono, il che è tutto dire!
La cosa più difficile della giornata è stata uscire dall'aeroporto. Tra il povero Michele che è stato dirottato in una fila senza uscita da un inflessibile addetto della dogana, e il buon G che dopo essere usciti si è accorto di aver dimenticato zaino e giubbino con relativo portafogli integrato, e che quindi è dovuto rientrare rischiando quasi di venire arrestato, siamo usciti ben due ore e mezza dopo l'atterraggio. Un record!
Serata a Santa Monica
Arriviamo al nostro Best Western Airpark Hotel alle 6; facciamo giusto in tempo a lasciare le valige e poi di nuovo in taxi per andare al molo di Santa Monica, che chi si ferma è perduto. Nel senso che se ci fermiamo crolliamo tutti stecchiti dal sonno.
Il molo di Santa Monica è come ce lo ricordavamo dal nostro giro del 2011, pieno di gente e di artisti di strada dalle qualità più o meno discutibili; c'è sempre la solita fauna a torso nudo piuttosto che con le infradito, mentre noi stiamo bene con i nostri giubbini.
Molo di Santa Monica photogallery
Come ampiamente preannunciato si cena da Bubba Gump, ovviamente a base di gamberetti, buoni anche se a volte fatti in modo discutibile (per esempio würstel e cocco ci pare che c'entrino poco).
La nostra cameriera si chiama Amanda, ma verrà ricordata ahimè solo per la sua malcelata delusione per una mancia a suo dire non adeguata. Che dire, pazienza!
Di nuovo sul taxi e per le dieci siamo in albergo, finalmente a dormire, dato che per noi sono le 7 del mattino del giorno dopo!